domenica 27 maggio 2007

NOZIONI ALIMENTARI PER LO SPORTIVO

Seguire delle regole alimentari corrette determina benessere non solo nell'atleta ma anche in chi svolge una normale attività lavorativa. Una dieta variata, ricca di carboidrati (circa il 65% del totale fabbisogno), frutta e verdura di stagione ed alimenti la cui provenienza sia nota, sono principi fondamentali per una sana e corretta alimentazione.

Per chi pratica attività sportiva, una corretta alimentazione mette nella condizione di ottenere una prestazione migliore e fa sì che l'allenamento ed il recupero risulti più efficace. Deve assicurare un apporto di calorie tale da coprire i dispendi energetici legati alla pratica sportiva quotidiana, relativi sia agli allenamenti che alle gare, e far fronte alle esigenze nutrizionali dell'atleta per promuovere e conservare un elevato livello di benessere psico-fisico.Vediamo come e cosa assumere nei pasti principali della giornata e cosa evitare per sentirsi in forma ed affrontare senza problemi la seduta di allenamento o la competizione.


LA COLAZIONE Dovrebbe fornire una buona quantità di carboidrati necessari nella prima parte della giornata e mantenere un indice glicemico costante. Il pane con marmellata o miele corn flakes, joghurt, fette biscottate con del latte, tè, caffè o succo di frutta sono alimenti adatti per iniziare nel miglior modo la giornata. Da evitare invece, soprattutto se segue una seduta di allenamento l'associazione tra latte e caffè in quanto si allungano notevolmente i tempi di digestione. Le quantità da assumere possono variare a seconda del tipo e della quantità di allenamento sempre se questo viene svolto al mattino. Vogliamo ricordare infine che la colazione dovrebbe fornire circa il 20% dell'energia dell'intera giornata.


SPUNTINO-MERENDA Subito dopo l'allenamento forniscono circa il 5-10% dell'energia giornaliera vanno benissimo i frutti di stagione, lo joghurt, le barrette energetiche , ma anche il mezzo panino con marmellata o miele.

PRANZO E CENA A seconda delle esigenze di allenamento e lavoro dovranno comunque contenere una buona quantità di carboidrati, circa 65% del fabbisogno totale, il 25% di proteine e il 10% di grassi. La pasta, il riso, magari condito con salsa di pomodoro, olio di oliva e formaggio grana sono indicati sia nei giorni di allenamento che di riposo. La carne o il pesce possibilmente ai ferri, l'uovo, ma anche prosciutto (crudo o cotto) e il formaggio (meglio magro) vanno benissimo per il secondo piatto. Questi alimenti forniscono proteine nobili necessarie alla ricostruzione muscolare. Verdura sia cotta che cruda di stagione rendono più appetibile il pasto ed in più forniscono una buona quantità d'acqua, vitamine e sali minerali. Durante i pasti è possibile consumare un bicchiere di vino, acqua ed un panino.L'energia che viene fornita dai due pasti principali dovrebbe essere del 70% dell'intero fabbisogno giornaliero. Volevamo sottolineare anche il ruolo fondamentale dei carboidrati nel tempo di recupero necessario dopo un allenamento pesante o una gara. La velocità con la quale possono essere ripristinate le perdite avute con l'esercizio fisico dipende soprattutto dal tempo di assunzione e dal tipo di carboidrati.

In questo tipo di pasto nel post allenamento o gara quindi, si dovranno privilegiare i carboidrati, evitando i consumi di grassi essendo questi ultimi, inibitori dello svuotamento gastrico. L'assunzione di proteine invece, contrariamente all'opinione comune, è utile per chi pratica attività sportiva di endurance in quanto forniscono aminoacidi che vengono utilizzati come fonte ausiliaria di combustibile specialmente se l'esercizio è prolungato. Da recenti studi riguardanti sia l'esercizio di intensità moderata, sia quello di attività prolungata, ma anche per l'esercizio con sovraccarichi elevati (forza), indicano che la quantità giornaliera di proteine da assumere attualmente raccomandata (0,8 gr. per Kg di massa corporea -1) probabilmente è inferiore a quella ottimale per soggetti che svolgono attività fisica continuativa. La quantità giornaliera necessaria dovrebbe quindi essere di 1,4 - 1,7 g. per Kg. di massa corporea. Tale quantità si può facilmente ottenere con la dieta, visto che molti atleti possono consumare una grande quantità di alimenti. Una percentuale significativa di tali proteine è auspicabile venga ricavata da proteine nobili come carne, pesce, latticini e uova. Sono sconsigliate comunque le grosse abbuffate concentrate in un'unica assunzione, ma è opportuno suddividere invece il fabbisogno energetico in più pasti.

L'ALIMENTAZIONE DEGLI ATLETI DI ALTO LIVELLO

Un alimentazione conforme alle esigenze dello sport di alto livello richiede che vengano considerati i vari aspetti che possono influenzare notevolmente la prestazione di gara e decidere così del successo o meno di un atleta.Uno dei principali aspetti dell'alimentazione degli atleti è rappresentato dal maggior fabbisogno energetico. Negli adulti non sportivi il consumo di energia si aggira intorno alle 2000-2800 kcal al giorno. Nell'allenamento e in gara il fabbisogno energetico giornaliero aumenta di circa 500-1000 kcal all'ora in relazione alla forma fisica, alla durata e al tipo ed all'intensità dell'attività sportiva.La dieta dovrebbe essere equilibrata per quanto riguarda i macronutrimenti (carboidrati grassi e proteine) ed i micronutrimenti (vitamine, sali minerali ed oligoelementi), in modo da compensare le perdite ed il consumo.Un'adeguata alimentazione è di importanza fondamentale per il mantenimento del corretto stato nutrizionale dell'atleta, concorre ad ottimizzare il suo rendimento, facilita un recupero adeguato riducendo i rischi per la salute. I carboidrati rappresentano la principale sostanza alimentare per coloro che compiono sforzi fisici intensi e pertanto tale assunzione deve essere aumentata nei periodi di maggior impegno fisico.



sabato 26 maggio 2007

COMBINED EVENT - approfondimento

Ho già dedicato un Post sull’argomento intitolato “proposte indecenti”. Il titolo dice già tutto riguardo a quel che penso della nuova proposta avanzata da l’UIPM, ma vorrei soffermarmi su due aspetti.

Il primo, il radicale stravolgimento di quella che ad oggi è la disciplina del P.M. con cui sarebbe completamente snaturata l’essenza del nostro sport, il quale ha la preziosa peculiaritò di essere composto da 5 discipline indipendenti e ben distinte tra loro. Il pentatleta è per definizione un atleta polivalente ma comunque in grado di gareggiare ad ottimi livelli in ognuna delle cinque discipline. L’accorpamento del tiro e della corsa stravolgerebbe di fatto questa caratteristica facendo scadere ulteriormente la componente tecnica dell’atleta in queste due prove. Inoltre, con l’inserimento di questa formula di gara si "brucierebbero" più generazioni di pentatleti. La crescita atletica degli atleti più evoluti si è basata su un investimento temporale che ha visto impostare negli anni passati i loro allenamenti per essere pentatleti e non per una formula di gara così diversa dalla quella attuale. Tutti coloro che hanno lavorato con questa impostazione seguendo determinati modelli, si troverebbero completamente spiazzati e di fatto costretti a ricominciare completamente da capo perché si dovrebbe gareggiare, a tutti gli effetti, in un altro tipo di sport. Ad aggravare la questione c’è la componente tecnica del tiro che avrebbe modalità di esecuzione completamente diversa da quella attuale e con nessun riscontro nelle specialità del tiro a segno da prendere eventualmente come modello. Ditemi allora chi sarà in grado di allenarvi o insegnarvi qualcosa per gareggiare nel “combined event”? Sarebbe a tutti gli effetti una formula pionieristica e solo dopo moltissimi anni si potrà proporre una metodologia di allenamento valida ed adeguata. Ma sappiamo tutti che al P.M. non è concesso molto tempo di sopravvivenza, non abbiamo tutti questi anni a disposizione per sperimentare e ricominciare da zero. E’ per questo che la FIPM si dovrebbe opporre con forza e decisione, raccogliendo consensi dalle altre Federazioni internazionali (e ce ne sono molte) costituendo un gruppo compatto di opposizione a questa “proposta indecente”.


Il secondo punto è rappresentato dalla reale impossibilità di allenare in caso di approvazione di questa nuova formula. Attualmente, l’impiantistica è già il problema principale di ogni società di P.M. Ad oggi ci sono pochissime società inscritte alla FIPM che praticano realmente le 5 discipline. A Roma esiste il centro di Montelibretti che racchiude numerosissime Società di Pentathlon allenando i giovanissimi in gruppo, accorpati sotto la dizione di “Centri Federali”. Tolta questa privilegiata situazione che gode delle strutture messe a disposizione dalla FIPM, in Italia per quelle poche società che intendono far praticare ai ragazzi veramente le 5 discipline, le difficoltà sono enormi. Per questo motivo esistono molte Società nate solo per far competere i giovani nella combinata nuoto-corsa ma che con il Pentathlon non hanno nulla a che vedere e che puntualmente, nelle categorie maggiori, spariscono appena si inserisce la terza prova del tiro. Quindi già ad oggi il problema dell’impiantistica è la prima causa della poca fortuna del P.M., immaginate dover allenare una combinata tiro-corsa con quelle caratteristiche. Come faranno le società (escluse chiaramente quelle del centro di Montelibretti a Roma) a trovare spazi adeguati che soddisfino le esigenze di allenamento per queste due discipline con questa modalità? Sarebbe il definitivo “harakiri” per il P.M. perché attualmente sarebbe impossibile trovare ed allestire spazi idonei.


InoltrE, chi allenerebbe quegli atleti ad oggi formati secondo le esigenze del P.M.? La nuova formula stravolgerebbe ogni parametro fino ad orai preso in considerazione. Chi sarebbe in grado, soprattutto per i colpi da effettuare nel tiro a segno, di insegnare la tecnica e la modalità di esecuzione? E’ noto che in Italia e quanto mai nel Pentathlon esistono “tuttologhi” e cioè persone che si spacciano come allenatori, sempre pronti a riciclarsi e dare direttive anche quando non sono minimamente in grado di farlo, ma li assicuro che questa volta sarebbe molto difficile essere convincenti anche per loro.


Forse una nota positiva ci sarebbe, atleti e tecnici non sapendo che pesci prendere si porrebbero sullo stesso piano ed allora agli atleti sarebbe concesso un po’ più di spazio di movimento.


Ma questa è fantascienza.


Allora non scherziamo e cerchiamo di risolvere il problema focalizzando i veri punti cruciale che sono alla base della crisi del P.M. in Italia come all’estero, tralasciando questi inutili stravolgimenti che hanno più il sapore di interessi economici (l’unica ditta che produce questi apparecchi per la nuova formula corsa-tiro si trova in Germania e chi è il Presidente dell’IUPM?) ma nessun odore di soluzione al problema della poca divulgazione del P.M

venerdì 25 maggio 2007

CORSINI: "FULMINE A CIEL SERENO"


Vorrei richiamare l'attenzione sul difficile periodo che attulamente Claudia Corsini sta attraversando. Il 18/04/07 scrissi a proposito della Corsini: "..........Nel calderone degli errori macroscopici dello staff della nazionale è da mettere anche l’aggravamento dell’infortunio ai danni di N. Benedetti alla base del calcagno che nell’occasione è stato fatto gareggiare nella prova di corsa già infortunato. Senza appello è l’errore grossolano in occasione della prova di corsa fatta disputare a C. Corsini nell’ultima gara di P.M. da Lei disputata; come atleta posso capire il desiderio di terminare la gara anche dopo aver subito l’infortunio, ma come allenatore e come fisioterapista non avrei mai dato il consenso all’atleta di disputare la prova di corsa, soprattutto per la scarsa valenza che rappresentava quella gara per i futuri impegni della Corsini. Senza ombra di dubbio il quadro patologico a carico del suo ginocchio si è aggravato ulteriormente dopo aver terminato i 3000m di corsa; purtroppo ancora ad alto livello non si hanno le conoscenze adatte per capire che quando un atleta è infortunato si deve aver il coraggio di una decisione che andrà anche a discapito della prestazione ma a favore della salute dell’atleta. E’ un dato di fatto che al momento la Corsini ha dai 2 ai 3 mesi di stop con un ulteriore fase riabilitativa da sostenere, ed essendo a conoscenza della diagnosi e del tipo di infortunio sono del parere che si poteva evitare questo lungo periodo di fermo bloccandola prima della corsa o dopo pochi metri considerando il fatto ulteriore che il passo di percorrenza era di 4’ al Km."

Mi dispiace ammettere che quanto previsto si stia rivelando pertinente ai fatti. Ad oggi Claudia Corsini ha seri problemi con il suo ginocchio e la ripresa sembra essere molto lenta. Un plauso al suo carattere ed alla sua forza di volontà. Forza Claudia chi ti ammira ti sta vicino!

giovedì 24 maggio 2007

ATLETI E MONDO DEL LAVORO



ATHLETE CAREER PROGRAMME (ACP)


Ottobre 2006


"Voi come Atleti siete il fondamento del Movimento Olimpico. Voi dedicate la vostra vita allo sport ed è giusto che lo sport vi ricambi alla fine della vostra carriera sportiva. Il Comitato Olimpico Internazionale (IOC) crede che il Programma Atleti ACP) sia un grosso passo avanti per una fruttuosa collaborazione con Adecco per il migliore interesse per gli atleti." Jaques Rogg Presidente IOC

l Programma di Carriera per Atleti è stato progettato per sostenere l’entrata degli atleti nel mondo del lavoro sia durante la carriera sportiva che alla fine della carriera. In Italia il Programma di Carriera per Atleti è attivo dal 2001 in risposta ad un accordo esclusivo tra CONI e Adecco Italia, ed ha come obiettivo quello di fornire un percorso di orientamento al lavoro per gli atleti. La sfida principale per molti atleti è quella di gestire la transizione delle loro caratteristiche personali e delle loro competenze dal mondo sportivo ad una carriera professionale di successo. Gli elementi principali del Programma di Carriera per Atleti sono strutturati per agevolare gli atleti a compiere questa transizione esaltando i loro punti di forza, riversandoli sulle opportunità di carriera.Questo programma è nato sia dalla consapevolezza che l'impegno richiesto dall'attività sportiva agonistica di alto livello spesso sottrae tempo prezioso alla formazione scolastica e professionale che dall’evidenza che molti atleti terminano l'attività sportiva ad un'età che non permette loro un inserimento immediato nel mondo del lavoro. Tuttavia va considerato che gli sportivi sviluppano, durante la loro attività, attitudini particolari quali forza di volontà, capacità di lavorare in team, facilità di risposta di fronte a situazioni di stress, metodologie di lavoro per obiettivi, capacità di creare un clima positivo, rispetto per le regole, quindi disciplina; tutte caratteristiche valide tanto quanto l'esperienza e la formazione. Il Programma di Carriera per Atleti si rivolge agli sportivi di alto livello che abbiano partecipato alle seguenti competizioni dal 1992 in poi:

- atleti/ex atleti partecipanti a Giochi Olimpici e Paralimpici, - atleti/ex atleti partecipanti a Campionati del Mondo, - atleti/ex atleti partecipanti a Campionati Europei, - atleti/ex atleti partecipanti a Giochi del Mediterraneo, - atleti/ex atleti campioni nazionali assoluti e di categoria, - atleti/ex atleti che hanno partecipato a competizioni internazionali non sopracitate - atleti/ex atleti partecipanti a tornei nazionali di Serie A e B;

Requisiti base: Stato di disoccupazione -Titolo di studio minimo: terza media - Determinazione, disponibilità e volontà a ricercare un lavoro


Il Programma Atleti in Italia e nel mondo

In Italia il Programma di Carriera per Atleti è attivo dal 2001; ad oggi più di 702 atleti vi hanno aderito e partecipato, 380 hanno frequentato corsi di orientamento al lavoro e/o formazione professionale, 548 sono stati avviati al lavoro (a tempo determinato o indeterminato) Successivamente ai risultati ottenuti in Italia, il Programma di Carriera per Atleti è stato poi sviluppato da Adecco in collaborazione con il CIO in altri paesi del mondo, quali: 1. Australia 2. Canada 3. Danimarca 4. Finlandia 5. Francia 6. Germania 7. Ungheria 8. Italia 9. Giappone 10. Messico 11. Olanda 12. Nuova Zelanda 13. Norvegia 14. Polonia 15. Romania 16. Slovenia 17. Sud Africa 18. Sud Corea 19. Spagna 20. Svezia 21. Svizzera 22. Gran Bretagna 23. Stati Uniti d’America


Fasi del Programma di Carriera per Atleti

All’interno del Programma, ogni atleta avrà l’opportunità di stabilire le proprie aspettative iniziali e verrà seguito utilizzando l risorse disponibili assistendolo per ottenere gli obiettivi desiderati. Alcune parti del Programma di Carriera per Atleti si svilupperanno in gruppo ed altre attraverso attività uno-ad-uno. In questi anni, abbiamo valorizzato il percorso all’inserimento lavorativo degli atleti attraverso tre principali modalità formative seguite dalla fase di accompagnamento al lavoro

FASE1. Orientamento: L’orientamento al lavoro è un insieme di informazioni che consentono di individuare una direzione professionale da percorrere. Da una parte informazioni su se stessi, sulle proprie caratteristiche, attitudini, interessi, sui propri punti deboli, sulle conoscenze, le competenze acquisite e i fabbisogni formativi, dall'altra informazioni sul mondo del lavoro e delle professioni. Mettere insieme questi due tipi di informazione permette di definire una strategia per affrontare il mercato del lavoro in modo efficace.

FASE2. Seminario di transizione di carriera: E’ una giornata di teamworking tra atleti di alto livello provenienti da diverse discipline che si confrontano sulle esperienze, sulle aspettative e sul proprio percorso di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro. Durante l’assessment di gruppo vengono analizzati alcuni aspetti fondamentali: gestione del cambiamento,le competenze acquisite e la loro spendibilità, locus of control e la responsabilità professionale per arrivare ad una elaborazione di un piano di sviluppo individuale. E’ parte integrante della metodologia anche l’utilizzo di simulazioni riguardanti il colloquio di selezione individuale e di gruppo

FASE3. Formazione Professionale: I corsi di formazione professionale vengono organizzati da Enti di Formazione accreditati e mirano ad acquisire una competenza professionale relativa ad un ruolo specifico spendibile nel mercato del lavoro. I corsi effettuati hanno considerato diverse tipologie professionali presenti in diversi settori (produzione, amministrazione etc), ma soprattutto sono stati realizzati diversi corsi nell’IT riconoscendo alla competenza informatica un ruolo fondamentale per qualsiasi tipo di mansione.

FASE4. Inserimento al lavoro: L’integrazione al lavoro avviene attraverso diverse tipologie contrattuali in relazione alle singole situazioni ed alle esigenze delle parti (lavoratori e aziende).

Elementi per gli Atleti

Gli elementi del Programma di Carriera per Atleti che interverranno, dipenderanno dagli obiettivi desiderati. Il Programma può essere attuato basandosi sulle necessità e gli obiettivi degli atleti e livellato dall’impegno di tempo investito nello stesso. E’ stato strutturato in maniera flessibile per potersi adattare alle diverse esigenze. La nostra esperienza ci ha permesso di raccogliere le domande più frequenti formulate dagli atleti e riguardanti il loro futuro. Tali domande riflettono il desiderio che hanno gli atleti di prepararsi al più presto per quel momento.

• Posso sviluppare una carriera mentre sono ancora in allenamento e faccio gare? • Sarò veramente pronto ad entrare nel mondo del lavoro a fine carriera? • Cosa posso fare oggi che mi renderà più facile la transizione al mondo del lavoro alla fine della mia carriera? • Per quale carriera sono portato? • Come posso utilizzare le mie caratteristiche di atleta per ottenere un lavoro costruito sulle mie capacità? • Esiste un tipo di lavoro che posso fare mentre mi alleno ancora? • Cosa metto nel mio CV? • Il mercato del lavoro è interessato alla mia competenza e alle mie capacità?

La chiave di questo programma permette all’atleta, una volta stabilite le aspettative ed i parametri entro i quali collaborare, di rivolgersi al mondo del lavoro con più serenità e strumenti più efficaci. Il Programma di Carriera per Atleti è completamente gratuito e totalmente finanziato da Adecco S.p.A.

Per aderire al Programma, è necessario compilare la scheda di adesione ed inviarla a: Donatella Minelli, Segreteria Commissione Nazionale Atleti del CONI Foro Italico, Largo Lauro De Bosis, 15 - 00194 Roma Tel. 06.3685.7837 Fax. 06.3685.7156

Mail: commissioneatleti@coni.it

martedì 22 maggio 2007

ATLETA E PREPARAZIONE MENTALE

Un programma di allenamento che abbia la pretesa di essere per gli atleti di alto livello deve necessariamente includere la preparazione mentale che deve essere inserita come elemento costante nella metodologia di allenamento con obbiettivi di media e lunga scadenza. Sostengo che nel Pentathlon dopo il periodo d'oro iniziato con le performances di Masala e Massullo e terminato con quelle di Bomprezzi e Toraldo, questo tipo di preparazione è stata accantonata e praticamente dimenticata, causa l'inesperienza a l'impreparazione che ha caratterizzato molti dei tecnici della nuova generazione subentrata a quello staff di livello che il maestro dello Sport Mauro Tirinnanzi organizzò ed amministrò con grande competenza in quei meravigliosi anni di successi. Dal sito di www.psicologiasportiva.it riporto questo articolo importante e significativo per sottolineare quello che nella nazionale di P.M. non si è mai fatto e cioé imboccare e percorrere la strada di una metodologia di allenamento che ha come obbiettivo e fine ultimo la vera crescita dell'atleta di alto livello: l'autonomia.

“…Uno degli obiettivi più nobili della preparazione mentale è rendere l'atleta autonomo. Per arrivare a questo obiettivo, però, sono necessari dei buoni maestri e anni di allenamenti fisici e mentali. Il contributo che, in questo processo di maturazione dell'atleta, può dare l'allenamento mentale, fondamentalmente, è di conoscenza e consapevolezza delle risorse di cui l'uomo è stato dotato, ma che non sempre utilizza a pieno. Infatti, pensare positivo, avere degli obiettivi, ascoltare il proprio corpo, sapersi concentrare, imparare a rilassarsi, utilizzare l'immaginazione, impostare un dialogo positivo con se stessi, ripetere a mente il gesto atletico perfetto, non sono altro che degli strumenti per "tirar fuori" da ogni individuo le energie più profonde che ciascuno possiede. Quel di più che fa la differenza. Un atleta che, per anni, ha utilizzato queste tecniche avrà acquisito le capacità per gestire al meglio tutto il periodo della preparazione di un evento importante, le fasi di attivazione immediatamente precedenti la gara, la gara stessa ed il dopo gara, in maniera completa e matura.
Il miglior augurio, infatti, che si possa fare ad un atleta è di sperimentare, il più a lungo possibile, la gioia ed il piacere di "guidare" il proprio corpo attraverso il pieno utilizzo delle sue attività mentali. Le vittorie che, inevitabilmente, vivrà faranno da lieto contorno a quello che sarà l'equilibrio di un atleta perfetto.”

lunedì 21 maggio 2007

SCUOLA E SPORT

In l'Italia la convivenza tra scuola e sport è assai difficile. Dati alla mano, siamo gli ultimi in Europa come numero di ore scolastiche dedicate all'educazione fisica e annoverati tra quei paesi che presentano il probema dell'obesità giovanile. Paradossalmente le statistiche dicono che non è aumentato il consumo di cibo ma è peggiorata la qualità dei cibi che ingeriamo e, soprattutto, ci muoviamo di meno. Il risultato è che il sovrappeso corporeo si presenta oggi molto precocemente, insorgendo addirittura dall'età infantile.
La ricetta è semplice; non esistono pillole magiche o pratiche complesse, bisogna solo muoversi ed adottare un regime alimentare corretto.
La scuola, inoltre, dovrebbe avere il preciso dovere di informare ed educare i ragazzi già da piccoli, prevedendo lezioni di educazione alimentare, aumentando le ore di ed. fisica ed incentivando i giovani al movimento

Ma in realtà nelle scuole si fa ben poco di tutto questo, preferendo i dibattiti sulla necessità del crocifisso in aula piuttosto che adoperarsi per un'educazione alla salute ed al benessere fisico dei ragazzi.
Per non parlare dell'avversità che la maggior parte degli insegnanti manifestano se un ragazzo pratica lo sport a livello agonistico. Sono convinti che la pratica sportiva toglie tempo allo studio, stanca eccessivamente gli alunni e determina giorni di assenza quando sono impegnati per gare. Purtroppo molti genitori si fanno convincere e pongono serie limitazioni alla pratica sportiva dei propri figli.
Per sfatare queste "credenze popolari" rispondo citando il pensiero della psicologia dell'infanzia la quale sostiene che il bambino apprende ed impara con il movimento, giocando e relazionandosi con l'ambiente in modo attivo.Il mondo scientifico è concorde nel riconoscere l’importanza delle attività fisiche e sportive per lo sviluppo motorio, cognitivo, emotivo e sociale di bambini e giovani. Le opportunità che il movimento offre non devono essere sfruttate soltanto durante le lezioni di educazione fisica obbligatorie, peraltro scarse ed insufficienti, bensì anche nelle altre materie scolastiche e nella vita quotidiana. Aspetto fondamentale delle attività fisiche e sportive è quello di favorire la salute contribuendo in maniera assai considerevole a limitare i costi della salute. Inoltre, consentono di imparare a gestire in modo pacifico i conflitti (sviluppando ed incoraggiando lo spirito di squadra e la sportività) e facilitano l’integrazione di persone di culture diverse.( http://mobile-sport.ch )
Il giovane apprende meglio quanto più si relaziona all'ambiente in maniera adeguata; per far ciò è necessario che abbia una corretta percezione di sè e del proprio corpo nello spazio (schema corporeo). E' possibile sviluppare questa fondamentale componente dell'individuo solo attraverso il movimento; cosa di meglio dello sport? Frequentemente sento dire dai genitori: " non so se mio figlio l'anno prossimo potrà venire a Pentathlon perchè deve fare la terza media (o il primo liceo)". Assurdo! Pensate che nel P.M. gli atleti italiani che hanno vinto più di tutti conquistando ori olimpici e mondiali sono tutti laureati ed oggi affermati professionisti del mondo del lavoro.
Questo "post" si prefigge di presentare argomenti per convincere i genitori, le direzioni scolastiche e la classe politica dell’importanza di una scuola che non ostacoli la pratica dello sport o qualsiasi occasione di movimento, anzi la incentivi. Sarebbe auspicabile riuscire a trovare una base d’intesa in modo tale da poter allestire misure d’applicazioni concrete.

domenica 20 maggio 2007

L' URLO

Comparando le ultime due edizioni dei Campionati italiani giovanili si osserva (in particolare nelle Eso B/f ) un abnorme incremento delle prestazioni natatorie ma un rilevante decremento di quelle podistiche. Tranne qualche eccezzione, si riscontra un generale abbassamento della qualità delle prestazioni nelle singole discipline e soprattutto, in tutte le categorie, del computo totale della combinata nuoto-corsa.

APRILE 2007

ESO B/m

ESO B/f

ESO A/m

ESO A/f

RAGAZZI

RAGAZZE

1° NUOTO

1’09”73

1’03”95

1’01”17

1’01”90

2’08”01

2’15”67

2° NUOTO

1’10”24

1’07”99

1’02”45

1’03”12

2’11”08

2’16”37

3° NUOTO

1’10”68

1’08”02

1’02”61

1’03”16

2’11”37

2’19”80

1° CORSA

3’17”41

3’30”47

3’00”31

3’15”43

6’15”37

6’59”07

2° CORSA

3’17”86

3’31”95

3’02”86

3’18”29

6’32”42

7’12”04

3° CORSA

3’19”29

3’39”27

3’06”72

3’21”25

6’33”54

7’24”40

PUNTEGGIO

1968

2268

2124

2348

3208

3276

PUNTEGGIO

1968

2224

2108

2280

3196

3216

PUNTEGGIO

1964

2108

2100

2272

3016

3172

NOVEMBRE 2006

ESO B/m

ESO B/f

ESO A/m

ESO A/f

RAGAZZI

RAGAZZE

1° NUOTO

1’03”40

1’08”23

1’01”21

1’03”76

2’05”73

2’17”96

2° NUOTO

1’03”48

1’10”37

1’01”53

1’04”34

2’05”88

2’21”25

3° NUOTO

1’04”97

1’11”25

1’02”13

1’04”36

2’09”15

2’23”73

1° CORSA

3’03”60

3’17”40

2’58”60

3’20”10

6’11”40

7’11”30

2° CORSA

3’15”00

3’24”60

2’59”70

3’21”90

6’19”30

7’11”80

3° CORSA

3’16”10

3’27”20

3’01”50

3’22”10

6’22”10

7’15”30

PUNTEGGIO

2072

2236

2220

2324

3260

3320

PUNTEGGIO

2036

2236

2216

2300

3160

3320

PUNTEGGIO

2016

2204

2208

2284

3112

3144

Questi dati indicano sempre più chiaramente la massiccia presenza di atleti/e che gareggiano nelle gare di Pentathlon Moderno pur praticando quasi esclusivamente la disciplina del nuoto.

A mio avviso questo è un fattore da non sottovalutare per chi vuole analizzare in modo lucido e corretto non solo le prestazioni di questi giovani atleti ma, più in generale, l’afflusso e la salute del Pentathlon il cui futuro, come ogni altro sport dipende dai serbatoi giovanili. Senza giri di parole, ritengo che questi serbatoi siano a dir poco scarsi e quindi insufficienti per assicurare al movimento Pentathlon un afflusso continuo di atleti nelle categorie superiori.

Il decremento del numero degli atleti che approdano alle categorie maggiori (Junior e Senior) è a dir poco disastroso. Nel passaggio dalle categorie Esordienti alla categoria Senior si ha un abbandono della disciplina da parte degli atleti di circa il 90% e già nel passaggio alla categoria Ragazzi/e il 50% degli adolescenti cambia sport o continua a fare nuoto. Bisogna considerare il fatto che tale abbandono non è supportato da grandi numeri di partenza ma si verifica a discapito di un numero già esiguo di atleti.

In occasione dei Campionati italiani giovanili si parla sempre con grande enfasi del numero degli iscritti alla competizione. Non ne capisco il motivo. A questi ultimi Campionati hanno partecipato 518 ragazzi e ragazze rappresentanti 5 categorie diverse. L’età compresa era tra i 7 e i 16 anni, quindi un arco di tempo molto ampio che comprende non una ma più generazioni sportive. Sinceramente, vi chiedo se si può pensare come un fatto positivo che 518 ragazzi rappresentino l’utenza giovanile del Pentathlon Moderno in tutta Italia? E se si considera che nelle categorie Esordienti ci sono moltissimi bambini “prestati” dal nuoto alle società di P.M. il numero si assottiglia ancora di più. In una gara provinciale di nuoto o di atletica gareggiano il doppio dei ragazzi iscritti ad un Campionato italiano di P.M.

Allora ci vogliamo nascondere dietro ad un dito o si comincia a guardare in faccia la realtà?

Non si può più far finta di nulla. Chi vuole bene a questo sport ha il dovere di farsi sentire dalla Federazione con un potente "urlo" per sottolineare quanto sia difficile sopravvivere per quelle Società che praticano realmente il Pentathlon...un urlo reale di sofferenza!