lunedì 21 maggio 2007

SCUOLA E SPORT

In l'Italia la convivenza tra scuola e sport è assai difficile. Dati alla mano, siamo gli ultimi in Europa come numero di ore scolastiche dedicate all'educazione fisica e annoverati tra quei paesi che presentano il probema dell'obesità giovanile. Paradossalmente le statistiche dicono che non è aumentato il consumo di cibo ma è peggiorata la qualità dei cibi che ingeriamo e, soprattutto, ci muoviamo di meno. Il risultato è che il sovrappeso corporeo si presenta oggi molto precocemente, insorgendo addirittura dall'età infantile.
La ricetta è semplice; non esistono pillole magiche o pratiche complesse, bisogna solo muoversi ed adottare un regime alimentare corretto.
La scuola, inoltre, dovrebbe avere il preciso dovere di informare ed educare i ragazzi già da piccoli, prevedendo lezioni di educazione alimentare, aumentando le ore di ed. fisica ed incentivando i giovani al movimento

Ma in realtà nelle scuole si fa ben poco di tutto questo, preferendo i dibattiti sulla necessità del crocifisso in aula piuttosto che adoperarsi per un'educazione alla salute ed al benessere fisico dei ragazzi.
Per non parlare dell'avversità che la maggior parte degli insegnanti manifestano se un ragazzo pratica lo sport a livello agonistico. Sono convinti che la pratica sportiva toglie tempo allo studio, stanca eccessivamente gli alunni e determina giorni di assenza quando sono impegnati per gare. Purtroppo molti genitori si fanno convincere e pongono serie limitazioni alla pratica sportiva dei propri figli.
Per sfatare queste "credenze popolari" rispondo citando il pensiero della psicologia dell'infanzia la quale sostiene che il bambino apprende ed impara con il movimento, giocando e relazionandosi con l'ambiente in modo attivo.Il mondo scientifico è concorde nel riconoscere l’importanza delle attività fisiche e sportive per lo sviluppo motorio, cognitivo, emotivo e sociale di bambini e giovani. Le opportunità che il movimento offre non devono essere sfruttate soltanto durante le lezioni di educazione fisica obbligatorie, peraltro scarse ed insufficienti, bensì anche nelle altre materie scolastiche e nella vita quotidiana. Aspetto fondamentale delle attività fisiche e sportive è quello di favorire la salute contribuendo in maniera assai considerevole a limitare i costi della salute. Inoltre, consentono di imparare a gestire in modo pacifico i conflitti (sviluppando ed incoraggiando lo spirito di squadra e la sportività) e facilitano l’integrazione di persone di culture diverse.( http://mobile-sport.ch )
Il giovane apprende meglio quanto più si relaziona all'ambiente in maniera adeguata; per far ciò è necessario che abbia una corretta percezione di sè e del proprio corpo nello spazio (schema corporeo). E' possibile sviluppare questa fondamentale componente dell'individuo solo attraverso il movimento; cosa di meglio dello sport? Frequentemente sento dire dai genitori: " non so se mio figlio l'anno prossimo potrà venire a Pentathlon perchè deve fare la terza media (o il primo liceo)". Assurdo! Pensate che nel P.M. gli atleti italiani che hanno vinto più di tutti conquistando ori olimpici e mondiali sono tutti laureati ed oggi affermati professionisti del mondo del lavoro.
Questo "post" si prefigge di presentare argomenti per convincere i genitori, le direzioni scolastiche e la classe politica dell’importanza di una scuola che non ostacoli la pratica dello sport o qualsiasi occasione di movimento, anzi la incentivi. Sarebbe auspicabile riuscire a trovare una base d’intesa in modo tale da poter allestire misure d’applicazioni concrete.

4 commenti:

Andrea Valentini ha detto...

quando facevo il primo scientifico al Liceo G.Peano di Monterotondo, mia madre fu minacciata dalla mia professoressa di Italiano, Latino, Storia e Geografia, per un totale di 13 ore settimanali. le disse che se non avessi smesso di fare sport mi avrebbe messo due a tutto. facendole credere quello che tanto auspicava sono riuscito a cavarmela con la sola mediocrità nel latino.
mi sono sempre ripromesso che se un giorno avessi raggiunto qualche risultato importante mi sarei presentato alla sua porta e avrei cominciato a insultarla. poi quando era forse arrivato il momento ho deciso che non volevo abbassarmi al suo livello.
Quello che gli insegnanti non capiscono è che se un ragazzo non ha voglia di studiare, non gli viene di certo avendo più tempo a disposizione. inoltre con i nostri tempi ridotti impariamo a gestire al meglio ogni minuto libero. raggiungiamo qualità e organizzazione che i non sportivi si sognano. a volte a noi atleti basta un quarto del tempo per avere gli stessi risultati.
essere impegnati su due fronti ci da poi un grosso vantaggio: non dare troppa importanza ad una semplice interrogazione, che per alcuni sembra l'unico scopo della vita. siamo più sereni e quindi rendiamo al meglio. non nego che per studiare bene si devono fare molti sacrifici, ma vi prego carissimi professori di non pensare che nella vita c'è solo la scuola. quest'ultima non è l'obbiettivo ma un mezzo per andare lontano....

Gianni...Pentatleta...e molto altro ha detto...

Pienamente d'accordo con Andrea.
I miei compagni di università vedendomi sempre tranquillo prima degli esami mi chiedevano sempre come facevo a rimanere così calmo. In realtà dentro di me c'era sempre un pò di tensione ma lo sport mi ha insegnato a gestirla e trasformarla in energia positiva. Alle loro domande sulla mia tranquillità mi divertivo a lasciarli increduli rispondendo: "speriamo che l'esame finisca presto così ho tempo per andare ad allenarmi!"

marco gozzoli ha detto...

vedo che molti di noi hanno avuto la fortuna di incappare in professori talmente ottusi da non capire il vero valore che può avere lo sport per un ragazzo. anch'io ho avuto i miei problemi con un prof di italiano del bienno alle superiori...mi ricordo una volta che davanti a tutta la classe (deridendomi platealmente) mi chiese se avevo ancora intenzione di partecipare ai "giochi ginnici" visto la mia stazza al quanto esile... in tutta risposta un SI! ad alta voce dal mio metro e sessanta scarso per 50kg mi è costato l'antipatia e forse anche una riparazione a settembre però ne è valsa la pena!
forse molto più diplomaticamente avrei dovuto rispondere con la locuzione latina Mens sana in corpore sano (lett. una mente sana in un corpo sano) che appartiene a Giovenale (Satire, X, 356).

La satira decima di Giovenale è tutta volta a mostrare la vanità dei valori o dei beni (ricchezza, fama, onore...) che gli uomini cercano con ogni mezzo di ottenere. Solo il sapiente vero si rende conto che tutto ciò è effimero e, talvolta, anche dannoso.

Nell'intenzione del poeta, l'uomo non dovrebbe aspirare che a due beni soltanto, la sanità dell'anima e la salute del corpo: queste dovrebbero essere le uniche richieste da volgere alla divinità, che, sottolinea il Poeta, più dell'uomo sa di cosa l'uomo stesso ha bisogno.

Nell'uso moderno si attribuisce invece alla frase un senso diverso, intendendo che, per aver sane le facoltà dell'anima, bisogna aver sane anche quelle del corpo

forse con questa risposta non mi avrebbe rimandato...
comunque mi piacerebbe rivedere quel professore ora che sono più di un metro e ottanta e peso (aimè) 76kg... gli spiegherei semplicemente quello che lo sport mi ha insegnato... rispetto sacrificio e voglia di fare.
mARCO

Anonimo ha detto...

CULTURA DA WIKIPEDIA?
http://it.wikipedia.org/wiki/Mens_sana_in_corpore_sano