sabato 26 maggio 2007

COMBINED EVENT - approfondimento

Ho già dedicato un Post sull’argomento intitolato “proposte indecenti”. Il titolo dice già tutto riguardo a quel che penso della nuova proposta avanzata da l’UIPM, ma vorrei soffermarmi su due aspetti.

Il primo, il radicale stravolgimento di quella che ad oggi è la disciplina del P.M. con cui sarebbe completamente snaturata l’essenza del nostro sport, il quale ha la preziosa peculiaritò di essere composto da 5 discipline indipendenti e ben distinte tra loro. Il pentatleta è per definizione un atleta polivalente ma comunque in grado di gareggiare ad ottimi livelli in ognuna delle cinque discipline. L’accorpamento del tiro e della corsa stravolgerebbe di fatto questa caratteristica facendo scadere ulteriormente la componente tecnica dell’atleta in queste due prove. Inoltre, con l’inserimento di questa formula di gara si "brucierebbero" più generazioni di pentatleti. La crescita atletica degli atleti più evoluti si è basata su un investimento temporale che ha visto impostare negli anni passati i loro allenamenti per essere pentatleti e non per una formula di gara così diversa dalla quella attuale. Tutti coloro che hanno lavorato con questa impostazione seguendo determinati modelli, si troverebbero completamente spiazzati e di fatto costretti a ricominciare completamente da capo perché si dovrebbe gareggiare, a tutti gli effetti, in un altro tipo di sport. Ad aggravare la questione c’è la componente tecnica del tiro che avrebbe modalità di esecuzione completamente diversa da quella attuale e con nessun riscontro nelle specialità del tiro a segno da prendere eventualmente come modello. Ditemi allora chi sarà in grado di allenarvi o insegnarvi qualcosa per gareggiare nel “combined event”? Sarebbe a tutti gli effetti una formula pionieristica e solo dopo moltissimi anni si potrà proporre una metodologia di allenamento valida ed adeguata. Ma sappiamo tutti che al P.M. non è concesso molto tempo di sopravvivenza, non abbiamo tutti questi anni a disposizione per sperimentare e ricominciare da zero. E’ per questo che la FIPM si dovrebbe opporre con forza e decisione, raccogliendo consensi dalle altre Federazioni internazionali (e ce ne sono molte) costituendo un gruppo compatto di opposizione a questa “proposta indecente”.


Il secondo punto è rappresentato dalla reale impossibilità di allenare in caso di approvazione di questa nuova formula. Attualmente, l’impiantistica è già il problema principale di ogni società di P.M. Ad oggi ci sono pochissime società inscritte alla FIPM che praticano realmente le 5 discipline. A Roma esiste il centro di Montelibretti che racchiude numerosissime Società di Pentathlon allenando i giovanissimi in gruppo, accorpati sotto la dizione di “Centri Federali”. Tolta questa privilegiata situazione che gode delle strutture messe a disposizione dalla FIPM, in Italia per quelle poche società che intendono far praticare ai ragazzi veramente le 5 discipline, le difficoltà sono enormi. Per questo motivo esistono molte Società nate solo per far competere i giovani nella combinata nuoto-corsa ma che con il Pentathlon non hanno nulla a che vedere e che puntualmente, nelle categorie maggiori, spariscono appena si inserisce la terza prova del tiro. Quindi già ad oggi il problema dell’impiantistica è la prima causa della poca fortuna del P.M., immaginate dover allenare una combinata tiro-corsa con quelle caratteristiche. Come faranno le società (escluse chiaramente quelle del centro di Montelibretti a Roma) a trovare spazi adeguati che soddisfino le esigenze di allenamento per queste due discipline con questa modalità? Sarebbe il definitivo “harakiri” per il P.M. perché attualmente sarebbe impossibile trovare ed allestire spazi idonei.


InoltrE, chi allenerebbe quegli atleti ad oggi formati secondo le esigenze del P.M.? La nuova formula stravolgerebbe ogni parametro fino ad orai preso in considerazione. Chi sarebbe in grado, soprattutto per i colpi da effettuare nel tiro a segno, di insegnare la tecnica e la modalità di esecuzione? E’ noto che in Italia e quanto mai nel Pentathlon esistono “tuttologhi” e cioè persone che si spacciano come allenatori, sempre pronti a riciclarsi e dare direttive anche quando non sono minimamente in grado di farlo, ma li assicuro che questa volta sarebbe molto difficile essere convincenti anche per loro.


Forse una nota positiva ci sarebbe, atleti e tecnici non sapendo che pesci prendere si porrebbero sullo stesso piano ed allora agli atleti sarebbe concesso un po’ più di spazio di movimento.


Ma questa è fantascienza.


Allora non scherziamo e cerchiamo di risolvere il problema focalizzando i veri punti cruciale che sono alla base della crisi del P.M. in Italia come all’estero, tralasciando questi inutili stravolgimenti che hanno più il sapore di interessi economici (l’unica ditta che produce questi apparecchi per la nuova formula corsa-tiro si trova in Germania e chi è il Presidente dell’IUPM?) ma nessun odore di soluzione al problema della poca divulgazione del P.M

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