giovedì 17 maggio 2007

IL CODICE D’ONORE DEGLI ALLENATORI






Riporto parte di un mio articolo dal titolo "Sport: stato dell'arte", pubblicato sul sito www.pentathlonmoderno.it il 21/09/06. Tra le diverse tematiche affrontate, si focalizza l'importante rapporto allenatore-atleta, tema sempre attuale che troppo spesso influisce negativamente sulla carriera e sulle prestazioni degli atleti. Nel P.M. si vede decisamente un rapporto sbilanciato che lascia il potere decisionale smisuratamente a favore dei tecnici; al confronto, alla libertà di scelta e alle opinioni dell'atleta è lasciato pochissimo spazio. Questo contesto, a mio avviso intollerabile, determina situazioni di tensione permanente a causa dell'impossibilità, soprattutto per gli atleti evoluti, di poter gestire e programmare la stagione agonistica, con l'assurda impossibilità di scegliere gli allenatori di cui si ha fiducia e con cui ci si vorrebbe allenare.


Purtroppo questa modalità "autoritaria" si è evoluta con l'avvicendarsi della nuova gestione degli atleti della Nazionale e in generale del movimento Pentathlon. Infatti, la nuova generazione dei tecnici insediatasi permanentemente dopo 1997, anno anche dell'insediamento della nuova classe dirigente, è stata sempre più orientata da chi li coordinava a decidere prescindendo dalle volontà degli atleti. Questo modo di proporsi e proporre si è fatto sempre più strada fino a sedimentarsi solidamente nella mentalità di chi doveva gestire gli atleti.


Con questo "Post" intendo richiamare e sensibilizzare tutti quegli allenatori fin troppo autoritari che con le loro scelte "non etiche" e non condivise" (o perlomeno discusse) con gli atleti determinano sfiducia e frustrazione nell'atleta che, per necessità, deve subire caratteri fin troppo zelanti di allenatori il più delle volte non scelti dall'atleta stesso non solo come propri tecnici, ma neanche come compagni dell'attuale percorso di vita.




".......Il ruolo dell’allenatore trova le fondamenta nel codice etico a cui l’allenatore deve attenersi fedelmente come piattaforma di ogni suo pensiero e decisione. Se viene a mancare il cardine su cui origina la scintilla che determina comportamenti etici e virtuosi, nulla di quanto accade potrà avere “valore sportivo”.


Riporto di seguito alcuni dei CODICI ETICI e delle regole morali espresse da varie Federazioni internazionali a cui tutti gli allenatori dovrebbero attenersi, a prescindere dal ruolo federale che si ricopre, dalla Federazione a cui si appartiene e dal livello degli atleti che si allena. Penso che tutti gli allenatori (o se preferite…”tecnici”) hanno l’obbligo di attenersi ad un codice morale corretto e trasparente che rifletta fedelmente i valori su cui si fonda lo sport; solo seguendo questi principi responsabili si può operare per il bene degli atleti. Si tratta di un canone di doveri che gli allenatori si impongono e costituisce un’etica professionale espressa con parole, sviluppatasi sulla scorta di tradizioni, perseguita con onestà e determinata secondo coscienza. Il codice d’onore è la base morale, continuamente da verificare in stretta considerazione della dignità dell’uomo, su cui poggia la deontologia professionale autodeterminata della nostra comunità liberale -democratica. Esso è un elemento essenziale dello sviluppo di una cultura professionale che si sente in obbligo verso la prestazione umana e verso quello che è la premessa umana.


Il codice d’onore contiene orientamenti, fondati su norme e valori, per ciò che concerne il modo di pensare e di agire nell’ambito dell’allenamento e della competizione. Si tratta di orientamenti sostanzialmente in linea con uno sport di alto livello che sia “umano”, con il bene di bambini ed adolescenti, con l’atleta emancipato. I doveri che ne conseguono poggiano sulla convinzione che prestazione ed umanità, vittoria e morale, successo e felicità personale non solo devono essere compatibili, ma si condizionano reciprocamente. Ciò significa che gli incrementi di prestazione da raggiungere con l’allenamento devono essere perseguiti alle regole vigenti e rispettando il precetto della realtà. Vale infatti il principio: IN ALLENAMENTO ED IN GARA HA SEMPRE PRIORITA’ LA DIGNITA’ DELL’UOMO. Sulla base di questo dettato assume una particolare importanza la responsabilità pedagogica, intesa nel senso di un’educazione alla prestazione, che allenatori ed allenatrici hanno nei confronti degli atleti loro affidati e specialmente nei confronti dei bambini e degli adolescenti. Il codice d’onore con i suoi doveri e le sue responsabilità non riguarda solo il rapporto degli allenatori con i loro atleti, bensì anche il loro rapporto di reciprocità con i genitori, responsabili dei propri figli, e con le altre persone coinvolte nell’attività sportiva, come medici, dirigenti, spettatori e rappresentanti del settore dell’informazione dell’economia e della politica. Il Codice d’onore parte dal presupposto dell’autodeterminazione della categoria professionale degli allenatori, perciò offre anche un importante contributo affinché gli allenatori sviluppino un’immagine di sé positiva.



CODICE D’ONORE TEDESCO. Dopo gli anni che videro gli scandali sportivi della Germania dell’Est e dopo la caduta del muro di Berlino, la Germania volle ripartire da zero per avviare un “rinascimento” del mondo sportivo, partendo dalla regolamentazione etica dell’allenatore che negli anni passati aveva, con metodiche antisportive e pratiche illecite , annichilito e abusato della figura dell’atleta.


1. Allenatori ed allenatrici rispettano la dignità degli atleti e delle atlete, i quali vengono trattati con equità e lealtà indipendentemente da età, sesso, provenienza sociale, ed etnica, ideologia, religione, opinione politica o condizione economica.


2. Allenatori ed allenatrici s’impegnano ad armonizzare le esigenze sportive in allenamento ed in gara con carichi proveniente dall’ambiente sociale, ed in particolare da quello familiare, scolastico,di studio e lavorativo


3. Allenatori ed allenatrici s’impegnano a agire in modo responsabile sotto il profilo pedagogico: a) trasmettono ai loro atleti tutte le informazioni rilevanti per consentir loro di sviluppare ed ottimizzare la propria prestazione – b) coinvolgono gli atleti nelle decisioni che li riguardano personalmente – c) nell’allenamento dei minorenni prendono in considerazione gli interessi dei genitori – d) promuovono l’autodeterminazione dei loro atleti – e) in caso di conflitti s’impegnano a trovare soluzioni aperte, giuste ed umane – f) non usano violenza di nessun genere contro i loro atleti – g) educano gli atleti all’autoresponsabilità e all’autonomia, anche in vista del loro avvenire


4. Allenatori ed allenatrici educano i loro atleti ad avere: a) un comportamento socialmente positivo all’interno della comunità di allenamento – b) un comportamento leale in competizione ed al di fuori di essa ed il necessario rispetto nei confronti di tutte le altre persone e gli animali coinvolti nell’attività sportiva – c) un rapporto responsabile con la natura e con l’ambiente in cui vivono


5. L’interesse degli atleti, la loro salute, il loro benessere e la loro felicità stanno al di sopra dgli interessi e degli obbiettivi di riuscita degli allenatori o delle organizzazioni sportive. Tutti gli interventi che vengono attuati in allenamento devono essere consoni all’età, all’esperienza ed attuale stato psico-fisico degli atleti


6. Allenatori ed allenatrici s’impegnano ad impedire l’uso di mezzi vietati (doping) ed a prevenire il pericolo di assuefazione a stupefacenti.


CODICE D’ONORE DEGLI ALLENATORI DELLA SWISS FOOTBALL LEAGUE


1.Io rispetto la dignità degli sportivi e tratto tutti in modo uguale e leale indipendentemente dall'età, dal sesso, dalla provenienza sociale ed etnica, dalla visione del mondo, dalla religione, dalla convinzione politica e dalla situazione economica.


2. Io m'impegno a creare un'atmosfera e un ambiente piacevoli dove il giovane sportivo si sente a suo agio e dove può muoversi liberamente.


3. Io mi distanzio da tutte le forme di azione e trattamento che potrebbero ferire e umiliare lo sportivo nella sua dignità. Io rispetto la sfera privata dello sportivo, in modo particolare basandomi sugli obiettivi fissati assieme allo sportivo favorendo quindi la sua autodeterminazione e autoresponsabilità.


4. Io rispetto i limiti fisici ed emozionali dello sportivo e mi distanzio da qualsiasi forma di abuso fisico ed emozionale.



Mi sembra opportuno riportare il "codice d'onore" degli allenatori, che operano in una società di pallacanestro italiana: espressione di un'etica professionale che si fonda sul principio della responsabilità che ha l'allenatore verso il benessere degli atleti. E’ importante notare il ruolo dell’allenatore :“trade union” non solo per l’atleta, ma anche per il rapporto allenatore - genitore e allenatore – dirigente



NOI ALLENATORI, consapevoli che il nostro comportamento contribuisce a mantenere alto il valore dello sport attraverso il team che alleniamo, riconosciamo nostra personale responsabilità impegnarci a:


Promuovere lo sport attraverso il nostro comportamento etico, rispettoso delle leggi e delle regole, proteggendo l’immagine dello sport e contribuendo a diffonderne i valori e l’integrità tra i giovani e, tra loro, ai più svantaggiati.


Evitare atteggiamenti vessatori o esasperatamente punitivi nei confronti degli atleti, degli allenatori e dei collaboratori


Evitare comportamenti tendenti all’esclusione sistematica, all’offesa fisica o mentale di atleti che vengono sotto utilizzati e danneggiati creando frustrazioni e tensioni scaricabili in maniera negativa verso compagni, dirigenti, avversari e direttori di gara.


Evitare ogni forma di discriminazione per razza, religione, opinioni politiche, stati civili ed orientamenti sessuali.




CONCLUSIONI E RIFLESSIONI


Lo sport, dunque, può essere una splendida occasione che gli uomini hanno per avvicinarsi, comunicare fra loro al di là di ogni differenza individuale.


La speranza è che l’educazione sportiva si apra al maggior numero di culture, affinché, tutte le gioventù possano vincere campanilismi, nazionalismi e razzismi.


Ma quando lo sport professionistico si lascia vincolare dai criteri di produttività e di interesse economico, non rispettando etica e moralità si svuota di ogni valore culturale.


CONFERENZA NAZIONALE SULLO SPORT - relazione introduttiva dell’on. Giovanna Melandri, Ministro per i Beni e le Attività Culturali - Roma, 19 Dicembre 2000: “Il barone de Coubertin, a proposito di etica dello sport, sosteneva che i principi, costituiscono in germe la base e il punto di partenza di ogni ordinamento democratico nazionale. Proprio per questo alcuni limiti non devono mai essere superati.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)